martedì 22 luglio 2014

PER UNA POLITICA ALTERNATIVA - Il modello istituzionale

2. Il modello istituzionale

2.1. Tutte le istituzioni debbono essere in grado di esercitare un potere decisionale effettivo, che va garantito a chi lo conquista democraticamente. Le istituzioni non possono tuttavia essere sfruttate per limitare o impedire a chi è risultato minoritario nel gioco democratico l'esercizio dei suoi diritti di critica e di proposta alternativa.

2.2. La Giustizia deve esercitare con efficienza, nei modi opportuni e nei tempi più rapidi, le prerogative che le vengono attribuite, avendo come obiettivo l'interesse comune e quello di ciascun individuo, garantendo sempre nel processo penale la presunzione di innocenza. La giustizia deve essere affidabile, e chi la esercita non può non essere responsabile dei modi in cui la esercita. Nel suo rapporto con la politica, la giustizia deve anche avere il compito di controllare i comportamenti individuali, ma senza invadere le prerogative di chi ha ricevuto un mandato politico dai cittadini. Tali prerogative non possono tuttavia proteggere chi riveste ruoli istituzionali da indagini riservate volte a rendere effettiva la trasparenza di comportamenti che rivestano carattere di pubblico interesse, o che abbiano rilevanza economica per gli interessati, senza mai interferire nella loro vita privata.

2.3. Lo Stato, inteso come organizzazione istituzionale centrale, nazionale, deve esercitare con la massima efficienza il suo monopolio su ordine pubblico, giustizia, difesa e politica estera, nonché imposizione e riscossione fiscale di competenza. I costi delle Istituzioni Statali vanno coperti da una specifica imposizione fiscale a copertura delle sole spese di competenza statale. Lo Stato deve gestire questi settori nell'interesse di tutti i cittadini, con il minimo della spesa ed il massimo del servizio reso. Lo Stato inoltre deve poter disporre in maniera limitata e trasparente di fondi perequativi e di sostegno per far fronte a calamità naturali ed alle esigenze di sostegno alla spesa pubblica dei territori italiani economicamente più deboli. Lo Stato è inoltre sovrano nella sua politica monetaria e finanziaria, ove tale sovranità non sia stata delegata ad istituzioni federali europee. 
 
2.4 Le Istituzioni pubbliche di interesse locale, strutturate secondo il dettato costituzionale, debbono essere responsabili solo e soltanto delle funzioni territoriali di pubblico interesse, quali la gestione dei suoli, delle acque, delle infrastrutture urbanistiche e viarie, della distribuzione di energia e delle infrastrutture di telecomunicazione a carattere territoriale aventi carattere di monopolio naturale, oltre che della pubblica sicurezza a carattere locale. Ove tali infrastrutture, monopolistiche per loro stessa natura, eccedano i limiti di una comunità locale istituzionalizzata, la competenza ricade sullo Stato nazionale. I costi legati a tali istituzioni debbono essere a carico della società civile di pertinenza, coperti da imposizione fiscale locale finalizzata. Lo Stato non deve erogare finanziamenti alle istituzioni locali se non nei casi limitati di contribuzione perequativa di cui al punto precedente.

2.5 Nella sanità, nell’istruzione, nell’energia, nella previdenza sociale, settori in cui lo Stato deve fare da garante, ma che nello stesso tempo debbono essere aperti all’iniziativa privata, lo Stato deve distinguere nettamente la funzione di controllo da quella eventuale, ma non desiderabile, di finanziatore e/o di competitore. Lo Stato finanziatore e competitore deve :
a) fare inequivocabile chiarezza sui propri ambiti e limiti di intervento
b) stabilire delle regole valide per tutti i partecipanti, senza eccezioni
L’intervento dello Stato come finanziatore e come competitore deve essere ispirato da evidenti, non facilmente opinabili ragioni, per meglio tutelare necessità sociali, ambientali, energetiche, economiche e culturali. Lo stato deve controllare che l’ambiente sia salvaguardato, e deve agire, anche a livello internazionale, per ottenere questo obiettivo. Lo Stato deve regolare, ma prima di tutto garantire, la libertà di iniziativa privata di cittadini ed imprese, garantendo la tutela dei loro diritti fondamentali (in particolare quelli interessati dal suo monopolio).

2.6. Gli enti pubblici e le amministrazioni sono al servizio di cittadini ed imprese.
Le amministrazioni sono tenute a rendere trasparente, anche nel linguaggio, la motivazione ed il processo relativo ad ogni decisione ed atto pubblico, che devono rispondere a logiche pubbliche e non autoreferenziali; devono garantire ai cittadini ed alle imprese il controllo e l’intervento sulle pratiche che li riguardano; devono mettersi al servizio dei provvedimenti politici e non bloccarli o ricattarli. Le amministrazioni devono rimborsare i cittadini e le imprese che abbiano subito un danno per dolo, colpa o semplice negligenza.

2.7 Ogni adempimento richiesto ai cittadini ed alle imprese da parte della Pubblica Amministrazione, sia essa statale o locale, deve uniformarsi al principio della indispensabilità dell'adempimento, che in nessun caso deve essere motivato da sfiducia preventiva nei confronti del cittadino o dell'impresa, e deve basarsi sulla necessità indispensabile della Pubblica Amministrazione di acquisire informazioni che questa non possa acquisire diversamente. Il numero complessivo di adempimenti richiesti a cittadini ed imprese va reso minimo e non deve costituire un costo a carico di cittadini ed imprese.

Il principio ispiratore che deve guidare ogni Pubblica Amministrazione deve essere quello di informare chiaramente, esaustivamente e nominativamente cittadini ed imprese in merito alle regole, sempre motivate, per l'esercizio di qualsiasi attività privata o d'impresa che abbia impatto sul resto della società civile, affidando alla responsabilità diretta di cittadini ed imprese il rispetto delle regole ed informando sulle sanzioni corrispondenti alla loro inosservanza. 
 
La Pubblica Amministrazione ha il dovere non derogabile di esercitare un controllo a campione su cittadini ed imprese, applicando sanzioni significative a quanti abbiano palesemente e volutamente ignorato le regole, mentre va usato il criterio della collaborazione e del ravvedimento operoso nei confronti di quanti abbiano violato in parte tali regole per incomprensione o comunque non per scelta dolosa.

PER UNA POLITICA ALTERNATIVA - Il modello civile

1. Il modello civile

1.1. Rispetto reciproco e rispetto delle minoranze.
La comunità italiana si deve fondare sul rispetto reciproco tra le persone, fondamento di ogni modello di convivenza civile e democratica. La base di ogni democrazia è l’esistenza di almeno due parti che si riconoscano reciprocamente. La gestione degli spazi decisionali della comunità va conseguita attraverso un sistema di regole condiviso tra le parti, in cui ciascuna è diversa ma nessuna è avversaria. L’obiettivo di distruggere l’avversario è incompatibile con la democrazia. Non c’è democrazia dove la vittoria della propria parte viene messa al di sopra della comunità, operando solo e soltanto nell'interesse della propria parte, oppure è considerata una condizione per la salvezza o addirittura per la propria partecipazione alla comunità. La prevalenza di una parte politica non deve MAI schiacciare le minoranze condannandole all'irrilevanza ed impedendo che abbiano modo di esprimersi nelle sedi politiche istituzionali proprie. 
Questo obiettivo deve condizionare qualsiasi scelta di legge elettorale a carattere nazionale o locale.

1.2. Responsabilità individuali e partecipazione civile.
La coesione della comunità migliora con lo sviluppo delle responsabilità individuali di tutti i cittadini, della loro cultura, del loro senso di appartenenza alla comunità generale (non ad una delle sue tante parti), delle loro opportunità di accesso diretto ai meccanismi decisionali che interessano la vita comune e dei meccanismi premianti per chi mette le sue capacità al servizio del bene comune, cioè opera per migliorare le condizioni della comunità in generale e la gestione delle risorse.Questo suggerisce una visione politica in base alla quale le manifestazioni di diversità possono arricchire la comunità. Richiede inoltre una struttura dei poteri pubblici non autoreferenziali ma strettamente collegati all'elettorato sovrano attraverso canali istituzionali autenticamente funzionali e funzionanti.

1.3. Responsabilità dei delegati
Il cittadino delegante deve avere accesso nella massima trasparenza alle informazioni che riguardano gli aspetti professionali e pubblici del delegato eletto a cariche istituzionali, mentre vanno invece salvaguardati gli aspetti della sua vita privata. Fermo restando il principio costituzionale dell'assenza di vincolo di mandato degli eletti, va ristabilito il principio della responsabilità degli eletti esclusivamente verso i cittadini elettori, quindi non verso le strutture organizzative dei partiti all'interno dei quali sono stati candidati.
Il ruolo dei partiti deve essere quello di canale di collegamento tra gli elettori e gli eletti, allo scopo di consentire a questi ultimi di valutare responsabilmente ed in piena trasparenza il comportamento degli eletti.

1.4. Costruire nel presente guardando al futuro
La comunità deve creare nel presente i presupposti per un futuro che sia il migliore possibile per le generazioni successive. A questo fine è indispensabile l’impegno istituzionale a tutelare il territorio, sotto il profilo ambientale, urbanistico, e dello sviluppo delle infrastrutture di comunicazione e trasporto pubblico e privato.
Va favorita la creazione di opportunità educative e lavorative per tutti, venendo in aiuto a chi si trovi in difficoltà per motivi di salute, economici, o diversi (principi di solidarietà e pari opportunità), ma senza costruire a spese dell'intera collettività posti di lavoro artificiali ed al di fuori di condizioni di mercato e senza la pretesa che i medesimi livelli formativi debbano necessariamente essere alla portata di tutti. Uguaglianza nelle opportunità non può significare egualitarismo delle posizioni accessibili soltanto ai più meritevoli.

mercoledì 9 luglio 2014

CHIARIMENTO DOVUTO
In una mia recentissima pubblicazione, parlando del progetto politico che ho in mente per Milano ho fatto riferimento anche ai progetti di alcuni amici, da cui mi separano sul piano progettuale soltanto le conclusioni del percorso e non gli elementi di fondo del percorso stesso.
Qualcuno di loro, leggendo la pubblicazione, ha colto degli spunti polemici che non volevano esserci, perché non ho motivo di entrare in polemica con loro, anzi, la loro prospettiva è indubbiamente più realistica della mia, ma non mi stimola abbastanza e non credo che possa stimolare un numero di milanesi abbastanza rilevante da meritare lo sforzo che il progetto comporta.
Men che meno ho mai voluto intendere che qualcuno di loro, personalmente, avesse ambizioni personali verso "poltrone" pubbliche ; l'idea non mi ha neppure sfiorato.
E' vero tuttavia che, sia nella loro prospettiva che nella mia, ci saranno inevitabilmente persone con ambizioni di questo tipo, se ci saranno candidati in una corsa elettorale. La differenza nei due casi è che nel primo la possibilità di accesso a quelle poltrone è plausibile, e quindi attira un certo tipo di candidati, mentre nel secondo rappresenta una scommessa epocale, e quindi le persone disposte a candidarsi ed a spendersi potrebbero avere, presumibilmente, caratteristiche diverse. Tutto qui. Nessun intento polemico e mi dispiace che così sia stato percepito. Gli amici in questione sono ottime persone con le quali confido di poter collaborare costruttivamente nell'interesse delle nostra città.

martedì 8 luglio 2014

UNA VISIONE DEL MOVIMENTO POLITICO COME PATTO FEDERATIVO

In Italia e nel mondo i partiti politici sono organizzazioni di potere che si ispirano ad alcuni principi di fondo e sulla base di questi creano una struttura di potere interno, di tipo più o meno democratico, ma più spesso personalistico, che consente a gruppi organizzati di persone di candidarsi a cariche politiche elettive, per poi essere eletti.

Questa forma politica del partito ha nel POTERE personale di alcuni la sua maggiore caratterizzazione. I LEADERS coltivano la loro visibilità pubblica e si circondano di amicizie politiche legate da rapporti di interesse reciproco che preludono alla costruzione di quel sistema di relazioni anche perverse e corrotte che in Italia ha raggiunto il vertice dell'espansione, facendo dell'Italia l'esempio negativo per eccellenza di ciò che la politica NON dovrebbe essere.
In questo tipo di partito gli elettori sono strumenti del potere, da conquistare con favori clientelari, promesse populistiche da non mantenere, induzione televisiva e giornalistica, ecc, ecc.

Questo tipo di aggregazione politica è sempre stato favorito in passato dalla presenza di forti ideologie totalizzanti, in cui l'elettore si sentiva obbligato a votare per appartenenza ideologica, qualsiasi cosa fosse poi il partito per cui votava. Tipicamente queste grandi aree sono state quella cattolica e quella marxista, almeno in Italia. Oggi il peso di queste spinte ideologiche è venuto meno. Il quadro politico si sta disgregando rapidamente e stanno nascendo un numero rilevante di piccoli raggruppamenti, anche su base locale, privi di forza politica individuale, incapaci di aggregazione di massa, spesso senza prospettive di superamento degli sbarramenti elettorali e comunque, se presenti nelle istituzioni, non in grado di esprimere una forza maggioritaria.
Questa situazione costituisce un dato di fatto oggettivo, non modificabile.
Come creare allora una coalizione di forze capace di diventare forza di governo ?

E' possibile immaginare una nuova FORMA di aggregazione politica che parta dalla constatazione della realtà per costruire un percorso capace di tradursi in un risultato operativo di governabilità politica. In buona sostanza questa visione immagina un Movimento Politico Aperto come terreno di coltura del fare politica, in cui l'organizzazione abbia il solo scopo di favorire un rigoglioso sviluppo di iniziative politiche individuali e di gruppo, di confronto politico tematico, di analisi dei problemi, di formulazione di proposte e di loro diffusione, dove quelli che coltivano ambizioni politiche elettive esterne, che cioè vogliano diventare parlamentari, o vogliano accedere ad altre cariche elettive locali, abbiano la possibilità di esprimersi, di crescere e poi, al momento opportuno, di presentarsi agli elettori con i propri programmi, frutto di quanto il movimento politico è riuscito a produrre a vantaggio di tutti.
Questi candidati sarebbero molto INDIPENDENTI dal Movimento Politico Aperto (che chiameremo qui MPA), in quanto non espressione di cordate interne e di sistemi di aggregazione interna per il potere. La loro candidatura alle elezioni deve poi venire confermata da un sistema di PRIMARIE INTERNE, aventi il solo scopo di ridurre il numero di candidati che si presentano al numero di candidati massimo che il Movimento può mettere in lista. Chi viene eletto in questo modo non ha davvero alcun vincolo di mandato, come previsto dalla Costituzione, in quanto espressione autonoma dall'MPA, essendosi proposto come soggetto a se, con un proprio programma politico, anche se inquadrato nei principi generali che caratterizzano lo MPA.

Una tale impostazione permette l'aggregazione di forze diverse, provenienti da movimenti comunque originati, che possono aggregarsi per produrre lavoro politico comune, dove nessuna posizione è maggioritaria, e tutte le posizioni hanno diritto di cittadinanza.
In un tale movimento politico le forze provenienti dai vari movimenti aggregati si concentrano sulla sostanza delle cose, sul confronto delle idee, sul dibattito allargato, sulla produzione di documenti tematici, convegni ed altro, un mix dove l'appartenenza d'origine diventa gradualmente irrilevante.

Il risultato è la produzione di cultura politica. Se a questo punto qualcuno decide di candidarsi ad una carica elettiva esterna, attinge da questo patrimonio culturale e formula una SUA proposta politica, che non appartiene allo MPA, ma solo a lui, e gli elettori sono chiamati a giudicare lui e la sua proposta, sia a livello di primarie che in seguito.
Rompere lo schema del POTERE interno del movimento politico porta il confronto soltanto sul piano delle idee e delle proposte e le figure che si candidano a ruoli elettivi esterni ricevono più o meno consenso in base alla loro personale capacità di interpretare ed esprimere posizioni largamente condivise, senza interferire con l'organizzazione interna, che ho uno scopo diverso.

Nelle occasioni elettorali i candidati debbono attivarsi autonomamente per raccogliere consensi, e nessuno riceve da MPA un sostegno particolare; vengono offerte a tutti le medesime opportunità di rendersi visibili e di divulgare le proprie proposte politiche. Serve naturalmente una fase di elezioni primarie interne in cui le candidature ricevono il voto dei loro elettori.
Se le candidature sono 1000 ed i posti disponibili sono 100, MPA metterà in lista i primi 100 candidati che hanno ricevuto più voti degli altri, in un ordine di lista funzione del numero di voti ricevuti. Procedura semplice e trasparente. MPA poi si presenta alle elezioni col suo unico nome e con la lista di candidati espressa dai votanti alle primarie. Il programma MPA reso pubblico potrebbe essere quello del candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti, rendendo tuttavia noto a tutti gli elettori che ogni candidato esprime un proprio programma elettorale, e che quel programma si impegna a sostenere se verrà eletto.

L'organizzazione interna di MPA potrebbe facilitare le cose agli elettori producendo un programma estratto che metta in evidenza le proposte comuni a tutti i candidati eletti e le proposte divergenti dei vari candidati.

Un tale movimento politico, che si potrebbe definire “anarchico”, se l'uso della parola non fosse in sé controproducente sul piano della comunicazione, può funzionare sulla base di REGOLE abbastanza rigide che garantiscano una netta separazione tra chi si occupa di fare politica nel partito oppure di far funzionare la sua organizzazione e chi intende invece candidarsi a cariche elettive esterne. Il partito è anarchico in quanto impedisce la formazione di gerarchie di potere.
Gli incarichi organizzativi interni debbono avere luogo su base elettiva, per periodi relativamente brevi (2 anni) e funzionali soltanto a favorire lo sviluppo della comunicazione interna ed esterna del movimento e la produzione di cultura politica, escludendo che si possano ricoprire allo stesso tempo funzioni organizzative e candidature politiche.

Questa visione del partito moderno può portare ad un generale rimescolamento delle carte e stimolare una produzione di nuovi soggetti, candidati a cariche istituzionali, in totale assenza di una leadership di partito, che perde in questo caso ogni significato politico.

In un tale movimento politico trovano posto tutti, a condizione di riconoscersi nell'ambito di alcuni valori di riferimento da sottoscrivere, considerati discriminanti per l'appartenenza e la candidabilità.
Questa larghissima inclusività facilita la crescita di un movimento popolare di massa ed impedisce che qualcuno ne prenda il controllo, delegando agli elettori la responsabilità della scelta di singole persone, di cui il movimento non risponde, perché non è lui a sceglierle ma gli elettori.



venerdì 4 luglio 2014

FARE POLITICA : A QUALE SCOPO ?

Uscito dall'esperienza fallimentare di FARE, che nonostante tutto cerca di sopravvivere nelle speranze di alcuni dei suoi iscritti, mi sono chiesto se esisteva un modo DIVERSO di affrontare l'attività politica per i cittadini, per la gente comune a cui appartengo, e mi sono anche chiesto quale potesse essere lo scopo.

Recentemente ho fatto una chiacchierata con alcuni amici che si sono aggregati in un movimento politico affine, per non dire identico, a FARE, quanto ad impostazione politica di fondo.
Oggetto della conversazione l'esame dei punti di contatto tra la mia visione metodologica e la loro.
Io ho deciso di puntare su obiettivi locali, come il Comune di Milano nel 2016.
Loro hanno ambizioni nazionali, sia pure non a breve termine, e guardano alle prospettive locali con analogo interesse. Non c'è nulla che ci divida sotto il profilo delle cose da fare a Milano, nel senso di costruire una proposta politica concreta lavorando sui problemi reali della città.
Il problema sta altrove, ed è nelle prospettive.

L'idea dei miei amici, molto pragmatica e realistica, non c'è dubbio, è quella di crescere e formare un pacchetto di voti potenziali credibile con il quale negoziare il peso politico da pretendere in una coalizione di centro destra che dovrebbe aggregarsi in alternativa al polo di centro sinistra rappresentato da Pisapia.
L'idea in sostanza è che non ci sia spazio se non per due grandi formazioni contrapposte, una di sinistra ed una di destra, che si contendano Palazzo Marino.
Insomma la gente dovrebbe darsi da fare per riuscire a piazzare in Consiglio Comunale un certo numero, limitato, di consiglieri in una giunta capitanata, si suppone, da Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, ecc, ecc.
Quei pochi consiglieri poi dovrebbero portare avanti le idee ed i progetti maturati dal movimento.
Ma quando hai una posizione di minoranza, cosa conti ? Che senso ha spendersi per un simile obiettivo, a meno che l'obiettivo personale non sia quello di sedersi in Consiglio ?

Se l'obiettivo è portare alcune persone in Consiglio, allora tanto vale entrare in uno di quei partiti, o no ?
Io non riesco ad immaginare di spendermi per dare una mano affinchè la gente di Berlusconi, o la gente di Salvini o della Meloni riesca a strappare al pur deplorevole Pisapia & C. palazzo Marino.
Salvini e Meloni restano quelli del NO EURO. Sono i medesimi partiti che hanno profuso menzogne in campagna elettorale alle europee per accaparrarsi voti. Ed io dovrei dare loro una mano ?
Dovrei dare una mano a Berlusconi affinchè si riprenda Milano ?

NO ! Io non lo farò. Io non conto nulla, è chiaro, ma qualsiasi sforzo io possa fare assieme ad altri per dare a Milano una ALTERNATIVA sarà uno sforzo per costruire una PROPOSTA POLITICA NUOVA, sotto il profilo dei contenuti come del METODO.
Saremo irrilevanti ? Può darsi, ma io mi rifiuto di sostenere in alcun modo partiti che in questo paese sono stati in un modo o nell'altro i promotori dello sfascio e partiti che propongono soluzioni ancora più sfasciste.

Per i cittadini, per la gente comune, per chi non ha ambizioni personali di scaldare una comoda e ben retribuita poltrona, io voglio offrire un grande sogno collettivo, forse una utopia, come è quella di credere che la maggior parte dei milanesi possa ribellarsi una volta per tutte alle mafie di qualsiasi colore che dominano Milano da decenni e possa farsi carico di un progetto innovativo e dirompente di governo della città che dia un segnale forte e chiaro all'Italia tutta, una direzione verso cui marciare uniti, verso un futuro possibile, di cui per ora non si intravvedono ancora i controni.

Si può combattere per un sogno e si DEVE combattere quando altri sembrano invece voler precludere ogni credibile prospettiva di futuro. L'Italia non può continuare ad essere ciò che abbiamo sin qui conosciuto.
Le forze migliori di Milano debbono unirsi , e debbono sbaragliare tutte le forze conservatrici di ogni colore politico che ci condannano al sottosviluppo.

Il solo modo di vincere una battaglia è VINCERLA !

giovedì 3 luglio 2014

ELEMENTI CHIAVE PER UNA POLITICA CHE VADA OLTRE


Andare subito OLTRE l’esperienza della politica che conosciamo appareoggi indispensabile.
Molti cercano di costruire una coalizione di movimenti, cosa ottima in sé, ma un atale coalizione deve darsi una struttura organizzativa molto leggera e deve crescere con spirito unitario e partecipativo,
e non può non tenere conto delle diverse anime che la compongono e che debbono trovare la loro espressione.
Serve quindi una sorta di MOVIMENTO FEDERATO, a cui tutti coloro che aderiscono ai movimenti della coalizione possano iscriversi, e le cui regole statutarie tengano conto di questa sua peculiare caratteristica.

Il cancro di tutti i partiti è il POTERE. Il potere nel partito, se il partito diventa grande, diventa anche potere esteso a tutto quello su cui il partito può mettere le mani, e diventa anche il sistema di relazioni che uccide la democrazia interna e favorisce lo sviluppo delle oligarchie.
Come spezzare questo meccanismo ? Ecco :
1) Separazione netta dei ruoli elettivi interni ed esterni. Chi ha un ruolo politico ed organizzativo interno al partito non può aspirare ad incarichi elettivi pubblici, cioè non può candidarsi ad elezioni.
2) La coalizione in sè ha una LINEA POLITICA DI FONDO, decisa dall'Assemblea dei Delegati, e tale linea resta immutata sino a scadenza della gestione (nuovo Congresso). Se è urgente cambiarla, si indice un Congresso.
3) I ruoli elettivi interni alla coalizione hanno scopi organizzativi e di mediazione e controllo politico fra le diverse anime che lo compongono, per evitare spinte centrifughe, infiltrazioni dannose, deviazioni dalla Linea Politica di fondo, ecc. Il loro obiettivo è far CRESCERE LA COALIZIONE e stimolare il lavoro politico dei suoi iscritti.
4) Totale libertà di organizzazione degli iscritti, nelle forme più diverse, sia a livello territoriale che virtuale che tematico, con doppio simbolo distintivo (quello della forma organizzata e quello della Coalizione).
Ogni organizzazione agisce sotto la sua individuale responsabilità, e può avvalersi del simbolo della Coalizione nella misura in cui non si discosta dalla sua LINEA POLITICA DI FONDO.
5) Candidatura individuale di chiunque sia iscritto ala Coalizione in occasioni elettorali pubbliche, a condizione di non ricoprire ruoli elettivi interni. Il candidato corre da solo, col suo programma, con i sostenitori che riesce a raccogliere, in concorrenza con tutti gli altri. Scelta della rosa di candidati finalisti da presentare alle elezioni tramite elezioni interne PRIMARIE. Nessuna relazione privilegiata tra i candidati e chi ricopre ruoli elettivi dentro il partito.
6) Assenza di leaderismo di diritto. Nessun leader eletto. Le presidenze di organi collegiali sono espresse per libera scelta da tali organi.
Essere leader è un riconoscimento naturale, offerto al leader da chi lo riconosce come tale, senza rapporti di potere costituito tra leadership e specifici ruoli.

Queste regole consentono :
a) di evitare la competizione tra i leader dei vari movimenti per assumere posizioni di leadership nella coalizione.
b) di NON perseguire ruoli interni nel partito di coalizione per favorire amici del movimento politico d'origine
c) di dare ai candidati dei movimenti meno partecipati maggiori opportunità di essere misurati per quello che sono e che dicono come persone, indipendentemente dall'appartenenza d'origine.
d) massimo stimolo all'organizzazione spontanea sul territorio ed in rete perché non ci sono vincoli e ciascuno è portato a dare il meglio di se in concorrenza con gli altri ma con obiettivi comuni.
e) valorizzazione delle attitudini e competenze, assegnando a chi ha attitudini organizzative compiti di organizzazione ed a chi ha attitudini aggregative compiti di aggregazione verso prospettive elettorali.

Questo tipo di struttura può nascere ed esprimersi in maniera molto leggera anche a livello locale, nei termini oggi frequenti di Lista Civica, con un suo Manifesto politico di riferimento, una sua organizzazione leggera e un insieme di movimenti aggregati che a questa facciano riferimento. 
 

PROGETTO PER UNA NUOVA FORMA DI AGGREGAZIONE POLITICA A MILANO


L'idea di questo progetto politico non nasce adesso, ma adesso è il momento di darle vita.
L'idea si è formata grazie alla mia esperienza di politica attiva in FARE, ma non solo.
Il ragionamento di base è semplice : esiste un grande spazio politico da colmare nell'area di centro destra (e sin qui d'accordo tutti) ma nessuno ha una ricetta valida per raggiungerlo ed unificarlo.
L'elettorato di quest'area è in una condizione di progressiva frammentazione e nascono numerose aggregazioni su basi identitarie e spesso personali, destinate a non crescere perché basate su ipotesi politiche convenzionali. Il personalismo è una caratteristica fondamentale italiana, da cui non è possibile sfuggire, quindi occorre tenerne conto. Sognare una cosa che non può esistere si chiama utopia : non mi interessa.

Le condizioni per creare una grande aggregazione politica di massa a livello nazionale non ci sono, per ora : il quadro politico è ben presidiato dal PD, da 5 Stelle e Lega Nord per l'area della protesta, da Forza Italia per il Centro Destra più conservatore; poi la grande e variegata area del non voto; trascuro il resto.
Il SISTEMA è a modo suo MONOLITICO, difficile da frantumare. Per spezzare una grande roccia esiste un solo modo : colpire ripetutamente in un punto, meglio se vitale; creare una frattura, insistere allargando la frattura, sino a spezzare la roccia. Colpire a casaccio non la scalfisce neppure.
Secondo me una strada percorribile è Milano: nel 2016 ci saranno le elezioni Comunali.

Occorre tenere anche presente che in due anni di tempo la sinistra di Renzi avrà anche avuto modo di mostrare quello che è capace di fare. Se Renzi avrà successo, il suo assist al governo uscente della città chiuderà ogni altro spazio verso palazzo Marino, ma se così non fosse …
In ogni caso se una NUOVA forza politica riuscisse a rastrellare la maggior parte degli elettori di opposizione al PD si tratterebbe comunque di un grande successo.
Un grande successo a Milano avrebbe enormi ripercussioni sull'Italia intera. Milano non è Lodi.
Un risultato dirompente a Milano avrebbe effetti sino a Reggio Calabria.

Veniamo ora al COME creare un processo volto a costruire in due anni una grande forza politica.
Si tratta di una cosa non facile, ma neppure impossibile.
In tutte le città italiane hanno crescente successo le Liste Civiche svincolate da simboli di partiti nazionali.
La Lista Civica attrae anche quei cittadini che non si riconoscono nelle organizzazioni dei partiti nazionali.
La Lista Civica può pescare più facilmente nell'area del non voto e supera le resistenze individuali verso le appartenenze a formazioni politiche note, quali che siano.
I personalismi e le identità precostituite rendono difficile aggregare dei gruppi organizzati, cosa che, se si verifica, riguarda i quadri dirigenti, ma non gli elettori. Aggregare in un nuovo movimento i singoli , dimenticando le altre aggregazioni, è tuttavia impresa ardua e facilmente destinata a piccoli numeri.
Cercare di federare più aggregazioni crea conflitti di potere ed è parimenti una strada in salita dai risultati incerti. Inoltre i dirigenti dei movimenti federati competono per il controllo della federazione, creando conflitti. Tutto questo va evitato. COME ?

Immaginiamo una Lista Civica con una sua IDENTITA' CULTURALE, descritta da un manifesto di valori. Immaginiamo che l'organizzazione interna della LC sia formata da persone che, per Statuto, non possono candidarsi a cariche elettive nel Comune. Immaginiamo ancora che la LC sia aperta ad includere PERSONE, ma non organizzazioni, senza tuttavia escludere l'appartenenza delle persone ad altre formazioni politiche, purché l'individuo sottoscriva il manifesto di valori della LC.
Immaginiamo ancora che le persone che abbiano ambizioni verso cariche elettive pubbliche debbano farlo subito, non a ridosso delle elezioni, e che queste persone possano comunque conservare le loro relazioni esterne alla LC, cioè i loro sostenitori, avendo però uno spazio più ampio di relazione all'interno della LC che raggruppa persone di diversa provenienza.

Unico vincolo : incompatibilità con incarichi interni alla LC.

Questa incompatibilità è la chiave del progetto : consente di aggregare più movimenti organizzati, ma non dà potere a nessuno, e ciascun candidato deve costruirsi da solo il suo percorso, facendosi aiutare dai suoi, ma non dalla LC, che svolge soltanto un ruolo di stampo culturale, di canale di comunicazione, di diffusione di idee, proposte e candidature in concorrenza tra loro.

Al momento di partecipare alla competizione elettorale la scelta : o partecipi alla competizione col tuo gruppetto, oppure nella LC. Nel secondo caso partecipi prima ad una competizione tra i concorrenti mediante primarie interne. Se vinci, sei un candidato della coalizione; se perdi non puoi candidarti nel tuo gruppo. Quindi se vinci la tua corsa elettorale hai alle spalle un solo simbolo di coalizione e la forza elettorale di tutti i gruppi. Se decidi di correre col tuo gruppo avrai i voti solo di quello, con le conseguenze del caso.
Il programma politico di ogni candidato è individuale; deve stare all'interno di una “main road” ma può includere o escludere temi toccati da altri candidati.
Massima libertà di espressione; nessuna posizione maggioritaria.

Questa è l'idea: per capire se funziona bisogna prima di ogni altra cosa vedere se piace ed a chi.
Va proposta a persone autorevoli e credibili, in primis, poi estesa a molti altri.
Una volta costruita una associazione con un gruppetto di fondatori, va poi promossa ed estesa e si deve iniziare anche un lavoro politico sul territorio, sia per costruire una credibile proposta politica locale, mirata ai problemi del territorio, sia per coinvolgere i cittadini uno ad uno, singolarmente o come gruppi organizzati. Lavoro lungo, faticoso, difficile, ambizioso.
Fondatori ed aderenti non candidati a cariche pubbliche hanno il solo obiettivo di far crescere la LC perché possa raggiungere gli obiettivi politici di fondo che la LC persegue.

Questo approccio ed il suo manifesto politico di fondo possono essere condivisi in altre realtà locali italiane, libere di muoversi a proprio piacimento sui loro territori. Nessuna organizzazione nazionale ma semplici canali di comunicazione ed informazione. La LC dovrebbe dotarsi di un suo nome e simbolo locale oltre che di un simbolo nazionale comune ad altre aggregazioni locali che condividano il medesimo manifesto. Il simbolo si sposa al manifesto. Questo crea le premesse di una espansione nazionale se la LC ha successo in una località.