In
Italia e nel mondo i partiti politici sono organizzazioni di potere
che si ispirano ad alcuni principi di fondo e sulla base di questi
creano una struttura di potere interno, di tipo più o meno
democratico, ma più spesso personalistico, che consente a gruppi
organizzati di persone di candidarsi a cariche politiche elettive,
per poi essere eletti.
Questa forma politica del partito ha nel POTERE personale di alcuni la sua maggiore caratterizzazione. I LEADERS coltivano la loro visibilità pubblica e si circondano di amicizie politiche legate da rapporti di interesse reciproco che preludono alla costruzione di quel sistema di relazioni anche perverse e corrotte che in Italia ha raggiunto il vertice dell'espansione, facendo dell'Italia l'esempio negativo per eccellenza di ciò che la politica NON dovrebbe essere.
In questo tipo di partito
gli elettori sono strumenti del potere, da conquistare con favori
clientelari, promesse populistiche da non mantenere, induzione
televisiva e giornalistica, ecc, ecc.
Questo tipo di
aggregazione politica è sempre stato favorito in passato dalla
presenza di forti ideologie totalizzanti, in cui l'elettore si
sentiva obbligato a votare per appartenenza ideologica, qualsiasi
cosa fosse poi il partito per cui votava. Tipicamente queste grandi
aree sono state quella cattolica e quella marxista, almeno in Italia.
Oggi il peso di queste spinte ideologiche è venuto meno. Il quadro
politico si sta disgregando rapidamente e stanno nascendo un numero
rilevante di piccoli raggruppamenti, anche su base locale, privi di
forza politica individuale, incapaci di aggregazione di massa, spesso
senza prospettive di superamento degli sbarramenti elettorali e
comunque, se presenti nelle istituzioni, non in grado di esprimere
una forza maggioritaria.
Questa situazione
costituisce un dato di fatto oggettivo, non modificabile.
Come creare allora una coalizione di forze capace di diventare forza di governo ?
Come creare allora una coalizione di forze capace di diventare forza di governo ?
E' possibile immaginare
una nuova FORMA di aggregazione politica che parta dalla
constatazione della realtà per costruire un percorso capace di
tradursi in un risultato operativo di governabilità politica. In
buona sostanza questa visione immagina un Movimento Politico
Aperto come terreno di coltura del fare politica, in cui
l'organizzazione abbia il solo scopo di favorire un rigoglioso
sviluppo di iniziative politiche individuali e di gruppo, di
confronto politico tematico, di analisi dei problemi, di formulazione
di proposte e di loro diffusione, dove quelli che coltivano ambizioni
politiche elettive esterne, che cioè vogliano diventare
parlamentari, o vogliano accedere ad altre cariche elettive locali,
abbiano la possibilità di esprimersi, di crescere e poi, al momento
opportuno, di presentarsi agli elettori con i propri programmi,
frutto di quanto il movimento politico è riuscito a produrre a
vantaggio di tutti.
Questi candidati
sarebbero molto INDIPENDENTI dal Movimento Politico Aperto (che
chiameremo qui MPA), in quanto non espressione di cordate interne e
di sistemi di aggregazione interna per il potere. La loro candidatura
alle elezioni deve poi venire confermata da un sistema di PRIMARIE
INTERNE, aventi il solo scopo di ridurre il numero di candidati che
si presentano al numero di candidati massimo che il Movimento può
mettere in lista. Chi viene eletto in questo modo non ha davvero
alcun vincolo di mandato, come previsto dalla Costituzione, in quanto
espressione autonoma dall'MPA, essendosi proposto come soggetto a se,
con un proprio programma politico, anche se inquadrato nei principi
generali che caratterizzano lo MPA.
Una tale impostazione
permette l'aggregazione di forze diverse, provenienti da movimenti
comunque originati, che possono aggregarsi per produrre lavoro
politico comune, dove nessuna posizione è maggioritaria, e
tutte le posizioni hanno diritto di cittadinanza.
In un tale movimento
politico le forze provenienti dai vari movimenti aggregati si
concentrano sulla sostanza delle cose, sul confronto delle idee, sul
dibattito allargato, sulla produzione di documenti tematici, convegni
ed altro, un mix dove l'appartenenza d'origine diventa gradualmente
irrilevante.
Il risultato è la
produzione di cultura politica. Se a questo punto qualcuno decide di
candidarsi ad una carica elettiva esterna, attinge da questo
patrimonio culturale e formula una SUA proposta politica, che non
appartiene allo MPA, ma solo a lui, e gli elettori sono chiamati a
giudicare lui e la sua proposta, sia a livello di primarie che in
seguito.
Rompere lo schema del
POTERE interno del movimento politico porta il confronto soltanto sul
piano delle idee e delle proposte e le figure che si candidano a
ruoli elettivi esterni ricevono più o meno consenso in base alla
loro personale capacità di interpretare ed esprimere posizioni
largamente condivise, senza interferire con l'organizzazione interna,
che ho uno scopo diverso.
Nelle occasioni
elettorali i candidati debbono attivarsi autonomamente per
raccogliere consensi, e nessuno riceve da MPA un sostegno
particolare; vengono offerte a tutti le medesime opportunità di
rendersi visibili e di divulgare le proprie proposte politiche. Serve
naturalmente una fase di elezioni primarie interne in cui le
candidature ricevono il voto dei loro elettori.
Se le candidature sono
1000 ed i posti disponibili sono 100, MPA metterà in lista i primi
100 candidati che hanno ricevuto più voti degli altri, in un ordine
di lista funzione del numero di voti ricevuti. Procedura semplice e
trasparente. MPA poi si presenta alle elezioni col suo unico nome e
con la lista di candidati espressa dai votanti alle primarie. Il
programma MPA reso pubblico potrebbe essere quello del candidato che
ha ottenuto il maggior numero di voti, rendendo tuttavia noto a tutti
gli elettori che ogni candidato esprime un proprio programma
elettorale, e che quel programma si impegna a sostenere se verrà
eletto.
L'organizzazione interna
di MPA potrebbe facilitare le cose agli elettori producendo un
programma estratto che metta in evidenza le proposte comuni a tutti i
candidati eletti e le proposte divergenti dei vari candidati.
Un tale movimento
politico, che si potrebbe definire “anarchico”, se l'uso della
parola non fosse in sé controproducente sul piano della
comunicazione, può funzionare sulla base di REGOLE abbastanza rigide
che garantiscano una netta separazione tra chi si occupa di fare
politica nel partito oppure di far funzionare la sua organizzazione e
chi intende invece candidarsi a cariche elettive esterne. Il partito
è anarchico in quanto impedisce la formazione di gerarchie di
potere.
Gli incarichi
organizzativi interni debbono avere luogo su base elettiva, per
periodi relativamente brevi (2 anni) e funzionali soltanto a favorire
lo sviluppo della comunicazione interna ed esterna del movimento e
la produzione di cultura politica, escludendo che si possano
ricoprire allo stesso tempo funzioni organizzative e candidature
politiche.
Questa visione del
partito moderno può portare ad un generale rimescolamento delle
carte e stimolare una produzione di nuovi soggetti, candidati a
cariche istituzionali, in totale assenza di una leadership di
partito, che perde in questo caso ogni significato politico.
In un tale movimento
politico trovano posto tutti, a condizione di riconoscersi
nell'ambito di alcuni valori di riferimento da sottoscrivere,
considerati discriminanti per l'appartenenza e la candidabilità.
Questa larghissima inclusività facilita la crescita di un movimento popolare di massa ed impedisce che qualcuno ne prenda il controllo, delegando agli elettori la responsabilità della scelta di singole persone, di cui il movimento non risponde, perché non è lui a sceglierle ma gli elettori.
Questa larghissima inclusività facilita la crescita di un movimento popolare di massa ed impedisce che qualcuno ne prenda il controllo, delegando agli elettori la responsabilità della scelta di singole persone, di cui il movimento non risponde, perché non è lui a sceglierle ma gli elettori.
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